Quando entrai nei frati, dopo un periodo ad Assisi, a San Damiano, venni spostato al convento Sant’Angelo di Milano. Ricordo ancora quando per la prima volta entrai nel refettorio: era grandissimo e pieno di frati! Saremo stati una quarantina. Mi guardavo attorno con un certo stupore, non conoscevo quasi nessuno, ma sapevo che quella era la mia fraternità: come me, anche tutti gli altri presenti in quella sala, avevano sentito la chiamata a questa vita religiosa, anche se potevano sembrarmi strani o lontani dalla mia sensibilità.
Per me fraternità significa trovarsi con persone che non hai scelto, ma che il Signore ti ha posto accanto; è mettere insieme tante diversità e ritrovarsi a partire da un appello comune; è scoprire le ricchezze reciproche… e questa è una bella sfida!
Quando a san Francesco viene chiesto di descrivere chi fosse, secondo lui, il vero frate minore, per rispondere presenta le caratteristiche personali dei suoi primi compagni: anche per lui la fraternità non è altro che l’insieme di persone diverse, accomunate da una stessa chiamata.
Fraternità è anche essere famiglia, non solo perché tra fratelli e sorelle non ci si sceglie ma ci si ritrova nella stessa casa, ma anche perché abbiamo tutti un Padre comune e siamo tutti fratelli e sorelle, uomini e creature. Per questo possiamo dire che c’è una fraternità particolare, che è quella che si crea con chi condivide la vita con noi, e una fraternità molto più ampia, di tutti gli uomini figli del Signore Gesù.
Essere fratello, per me, significa essere accanto all’altro: non in una posizione di superiorità o di inferiorità, ma a fianco, indipendentemente dal ruolo che si ricopre. È quello che cerco di fare nel mio essere Ministro Provinciale: essere disponibile ad ascoltare e cercare di capire; essere empatico e non imporre agli altri le mie visioni. Credo che la relazione con un fratello debba essere dialogica e reciproca, perché essere fratelli significa anche condividere e portare, insieme, le stesse fatiche.
Per me è molto bello che san Francesco abbia voluto chiamarci “frati minori” perché con questo termine mette in luce due componenti essenziali della nostra vita: la fraternità e la minorità, che non è semplicemente povertà, ma è semplicità e piccolezza, che permettono di vivere in unità profonda con tutti, dalle persone a noi più vicine al creato. San Francesco ci ha insegnato uno stile di vita semplice e povero, che spesso facciamo fatica a trovare nel mondo e nella cultura di oggi, ma è ciò di cui abbiamo bisogno oggi: se tutti vivessimo come fratelli non sarebbe tutto più facile?
fr. Enzo Maggioni
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