UN VESCOVO VIVE IL GIUBILEO DEI VESCOVI
Il “Giubileo dei Vescovi” si terrà a Roma il 25-26 giugno 2025: la riflessione di Fra Mario Vaccari, Vescovo di Massa Carrara
Il giubileo è innanzitutto un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù.
Sappiamo nella fede che Gesù è la nostra speranza e il papa ha voluto sottolineare in questo Giubileo il tema della Speranza guardando soprattutto le ferite del nostro mondo, come dei SEGNI da leggere e interpretare, ferite che hanno bisogno di essere guarite e rimarginate con un rinnovato impegno: le guerre e la ricerca della pace, la trasmissione della vita, i detenuti, i malati a casa o negli ospedali, i giovani, i migranti che cercano una vita migliore, gli anziani spesso dimenticati e lasciati soli, i poveri che mancano del necessario.
La Parola di Dio da custodire in questo anno giubilare è il passo della lettera ai Romani al capitolo 5,5 che dice: “Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. […] La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,1-2.5).
Da questo intreccio di speranza e pazienza appare chiaro come la vita cristiana sia un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù. Il pellegrinaggio è un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio, in particolare a piedi, favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità.
Insieme ai Vescovi pervenuti a Roma da tutto il mondo quindi siamo chiamati innanzitutto a farci pellegrini alla porta santa in San Giovanni in Laterano (25 giugno).
Sarà un pellegrinaggio certamente breve ma un segno efficace che ci ricorda il camminare insieme di tutte le Chiesa locali che incorporano la chiesa universale nei vari territori.
Ma soprattutto ci ricorda che la nostra vita di Pastori è un pellegrinaggio insieme al popolo di Dio a noi affidato: le tante relazioni e faccende in cui giornalmente si trova ad affrontare un vescovo costituiscono il terreno in cui procedere come viandanti sorretti solo dalla Speranza.
Il cristiano trova in Cristo la propria speranza, cioè il senso ultimo che illumina tutte le realtà e le relazioni.
In quella sede saremo chiamati ad una liturgia penitenziale che si concluderà con il sacramento della Riconciliazione e la professione di Fede fatta insieme.
In particolare, come Vescovo sento essere molto importante il confronto su come prendo le decisioni, come tratto i miei collaboratori, la pazienza nell’ascolto anche di chi non la pensa come me o è di ostacolo, il desiderio di ascoltare anche i più piccoli del gregge.
Ma un altro campo di confronto è come diventare fratello e amico dei presbiteri miei principali collaboratori, come ascoltare il popolo di Dio, come essere fratello tra i fratelli portando i pesi gli uni degli altri e infine come la chiesa affidatami contribuisce a costruire una società civile più giusta e fraterna superando individualismi,
ingiustizie, diritti calpestati ascoltando il grido dei poveri e della terra, una chiesa più profetica.
Insomma, ci sentiamo chiamati a rinnovare la nostra risposta al dono di Dio, ricevuto con l’Ordinazione episcopale.
“Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (Eb 12,1-2), Pastore dei pastori.
Infine, sarà importante la Veglia di preghiera vocazionale la sera del secondo giorno (26 giugno), non solo per chiedere nuovi ‘operai’ per la messe ricordandoci però sempre delle parole di Gesù ai discepoli in Samaria:
“Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete.
In questo, infatti, si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica” (Gv 4,35-38).
Ma anche ricordare i cristiani che con i loro Pastori (Vescovi e sacerdoti) si trovano in carcere o sono impediti nell’esercizio della missione. La Chiesa è loro riconoscente per il bene inestimabile che con la loro preghiera e
con il loro sacrificio recano al Corpo mistico.
In cammino verso il Giubileo, vogliamo sentire rivolte a noi queste parole: «Noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa, infatti, abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi» (Eb 6,18-20).
È un invito forte a non perdere mai la speranza che ci è stata donata, a tenerla stretta trovando rifugio in Dio.
FR. MARIO VACCARI È UN FRATE FRANCESCANO MINORE ED È IL VESCOVO DELLA DIOCESI DI MASSA CARRARA
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