Un incontro speciale 

 

Un cane, un giardino comune, qualche bulbo da piantare. Un incontro del tutto casuale ha portato Martina fino al Centro S. Antonio. Dove ha ritrovato valori comuni e un obiettivo da condividere: fare del bene a piccoli passi.

Tutta colpa, o meglio merito, di Lola, il mio cane. È grazie a lei che ho conosciuto frate Carlo e poi il Centro S. Antonio. Un giorno – era la primavera del 2019 – ero al giardino dedicato a Lea Garofalo con Lola, che scorrazzava qua e là, giocando, annusando, scavando. Al giardino c’era anche frate Carlo che con alcuni ospiti del Centro, stavano facendo manutenzione nelle aiuole.
A un certo punto mi si è avvicinato e mi ha chiesto: “mi scusi, quel cane è suo? Potrebbe fermarlo, per favore, perché sta facendo buche proprio dove stanno per spuntare i bulbi che avevamo piantato”.

Ci siamo conosciuti così. Poi, è passato qualche mese prima che ci rincontrassimo. Un giorno, però, ci siamo finalmente rivisti e abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Frate Carlo mi ha parlato del Centro e della sua visione dell’aiuto a chi è in difficoltà fondato sull’ascolto, sulla vicinanza, sull’esserci ma anche sull’importanza di mettere dei “confini” per far sì che tutti possano assumersi la responsabilità di sé stessi e delle proprie scelte.

Ciò che ascoltavo mi piaceva molto e avrei voluto farne parte. Cosi, per tutta l’estate, sono andata in mensa e a settembre, piano piano, ho iniziato a collaborare con il Centro d’ascolto, offrendo la mia esperienza professionale come counselor.

L’incontro con la persona che ora vive alla Casetta Gigante è avvenuto tempo fa. Fra di noi c’è stata subito molta empatia e ho iniziato a fare con lei un percorso di ascolto, vicinanza, attenzione al suo vissuto interiore e alle sue emozioni. Giorno dopo giorno il nostro rapporto si è fatto più forte e io ho preso molto a cuore la sua storia.

E così, quando l’avventura della Casetta Gigante ha preso forma e si è deciso che lei sarebbe stata la prima ospite, per me è stato naturale salire a bordo. Il mio ruolo in questo progetto è duplice. Come counselor, sono a sua disposizione per ascoltarla e per accogliere le sue emozioni, per aiutarla ad andare oltre alcuni limiti, a superarli per fare davvero un cambio di vita.

Insieme agli altri volontari, poi, la accompagno anche da un punto di vista più concreto, pratico, lungo un percorso di autonomia, creato con lei, che la porti a migliorare la sua qualità di vita e a raggiungere un benessere profondo. La Casetta rappresenta una fase di passaggio nella sua vita che deve aiutarla a rafforzarsi, per ritrovare la normalità del “qui e ora”, per recuperare il ritmo del mondo e della quotidianità. Certo, il cambiamento può spaventare, può essere faticoso e servono molta energia e coraggio per affrontarlo.

La presenza del gruppo di volontari che si dedica a questo progetto, però, crea intorno a lei una rete di amore e di sostegno. La prendiamo per mano, camminiamo con lei, la accompagniamo verso un nuovo stile di vita, una nuova dignità. Le facciamo capire che crediamo in lei, facendole riacquistare fiducia.

Certo, all’inizio qualche tensione c’è stata, com’è naturale che fosse. Man mano che il nostro gruppo si conosce e si rafforza, però, anche nella nostra ospite cresce la voglia di condivisione, sente di far parte di una comunità e questo la aiuta ad andare oltre le sue paure e i suoi timori.

Il gruppo è un’esperienza meravigliosa anche per me, mi fa sentire parte di qualcosa di grande, mi fa capire che non sono sola. Il gruppo per me è relazione, terapia, crescita, trasformazione, nutrimento. Dai e ricevi, supporti e sei supportata, aiuti e sei aiutata. La forza del gruppo ci fa andare avanti e credere nella persona e nel progetto. Con leggerezza ma non con superficialità.

Io credo nel valore dei piccoli passi. Piccoli ma veri, concreti. Fatti nel rispetto dei propri limiti. Con attenzione, volontà, passione. E, soprattutto, con tanto amore.

Martina, volontaria del Centro Sant'Antonio

Martina nella mensa a Milano

Potrebbe anche interessarti