30 anni a servizio degli altri

 

Come volontario prima e come operatore poi, Nicola è da oltre 30 anni una “colonna portante” del Centro S. Antonio. E ora lo è anche del progetto della Casetta Gigante.

È l’inizio degli Anni ’90 quando Nicola varca per la prima volta la soglia del Centro S. Antonio. Dapprima, si impegna come volontario, offrendosi di aiutare ovunque ci sia una necessità. A un certo punto, però, gli viene offerta un’opportunità che cambierà la sua vita e gli permetterà di trasformare in un lavoro una “vocazione” al servizio degli altri che coltiva sin da ragazzo.

In oltre 25 anni di impegno come operatore del Centro S. Antonio, Nicola si è occupato di tanti aspetti organizzativi e ha coordinato moltissimi volontari. La sua esperienza è nata sul campo e si è rafforzata con la formazione e lo studio. E, soprattutto, con la scelta di condividere lo “stile di vita” che da sempre anima lo spazio di via Farini.

“A guidare il mio percorso, come volontario prima e come professionista poi, è sempre stata la volontà di dare attenzione alla persona. Di voler davvero conoscere chi avevo di fronte e di capirne i bisogni più profondi, che spesso vanno ben oltre la necessità concreta di ricevere un piatto caldo. In una società come la nostra, nella quale, purtroppo, alla povertà materiale si aggiunge anche quella di relazioni, le persone hanno bisogno di ascolto e attenzione; vanno accompagnate a ritrovare fiducia e condivisione. Ed è questo anche il “filo conduttore” che mi lega alla Casetta Gigante.

Conosco da tempo la persona che vi è entrata come prima ospite. E da tempo con lei sto facendo un percorso che è iniziato al Centro e oggi continua in questo nuovo spazio. In questa “avventura” c’è continuità e sguardo verso il futuro; c’è la solidità della conoscenza reciproca e l’opportunità di una possibilità in più.

L’obiettivo di questo progetto è l’autonomia della persona, insieme a lei abbiamo creato un percorso che ha delle linee guida ma che si costruisce anche giorno per giorno, tenendo conto di chi lo sta compiendo. Sappiamo da dove siamo partiti e dove vogliamo arrivare. Non ci muoviamo su una linea retta e immutabile, però e, strada facendo, siamo pronti anche a fare qualche “deviazione”.

Realizzare questo disegno tutti insieme non è stato semplice. In particolare, è stato faticoso capire quali fossero davvero i passi che la nostra ospite si sentiva di fare e riuscire ad accogliere e contenere le sue paure e le sue difficoltà. Allo stesso tempo, però, è stato davvero molto bello riconoscere il suo cambiamento e vedere che, ogni giorno di più, lei si fidava e si affidava a noi, nella consapevolezza, sempre più forte, che il cammino che stiamo facendo insieme non potrà che essere positivo per lei.

Quello dell’“housing first” è un progetto davvero innovativo in ambito sociale. Dare una casa a una persona significa offrirle maggior serenità e stabilità e riuscire a fare con lei dei progressi che, se continuasse a vivere per strada, non sarebbero certamente possibili. È una preziosa opportunità su cui iniziare a costruire una vita nuova, un futuro diverso.

Che cosa ci porterà il futuro? Siamo davvero all’inizio di questa avventura e forse è un po’ presto per poterlo dire. Per ora, credo che dovremo continuare a impegnarci con tutte le nostre forze e le nostre energie. E “fare squadra”, sempre.

Non solo fra di noi ma anche con le altre realtà che operano nel mondo del sociale. Per crescere, migliorarsi, ampliare la propria visione del mondo è fondamentale avere la capacità di creare una “rete” di competenze, condividere conoscenze e capacità. Perché solo lavorando insieme, con l’impegno e l’aiuto di tutti, potremo arrivare al nostro traguardo”.

Nicola, operatore del Centro Sant'Antonio

Nicola a lavoro nella mensa

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