Spezzare il pane della vita: 40 anni accanto agli ultimi con Alberto
Spezzare il pane della vita: 40 anni accanto agli ultimi con Alberto
Quando Alberto arriva al Centro Sant’Antonio la mattina, non entra mai da solo.
Con lui entrano quarant’anni di volti, storie, mani tremanti, sorrisi timidi e confidenze sussurrate.
Entrano passi percorsi accanto a uomini e donne che, nella fatica della strada, hanno trovato in lui non solo un volontario, ma un fratello.
«Sai», racconta con un sorriso lieve, «quando ho iniziato a fare volontariato, da ragazzo, conoscevo la povertà delle famiglie in difficoltà… ma non questa solitudine profonda.
Oggi tante persone arrivano da noi completamente sole, senza un letto, senza un bagno, senza qualcuno che ascolti la loro storia. E quando sono ammalati è ancora più dura».
“Li tiriamo un po’ fuori dal buio”
Alberto lo dice quasi sottovoce:
«A volte basta parlare con loro, spiegargli un referto medico, aiutarli a capire cosa sta succedendo. È come se li tirassi fuori dal buio. Gli dai un po’ di luce e di calore umano. E questo, per loro, è tutto.»
Molti ospiti, racconta Alberto, un lavoro ce l’hanno. Ma cosa può voler dire lavorare quando vivi in strada?
«Il lavoro presuppone un minimo di casa, un posto dove lavarti, cambiarti, riposare. Senza questi, lavorare diventa quasi impossibile. Eppure continuano a provarci, perché non hanno alternative.»
A volte la loro vita si spezza per una cosa apparentemente piccola: un furto, una notte passata al gelo, un documento perso.
Uno degli uomini che ricorda aveva un buon lavoro come cameriere. Poi l’alcol, una caduta, i furti ripetuti delle sue poche cose. Alberto gli è stato accanto passo dopo passo: telefonate, documenti, appuntamenti. Ogni volta ricominciavano daccapo.
«Dopo la terza volta che gli hanno rubato tutto, voleva mollare. E allora devi essere lì, a dirgli: andiamo avanti insieme. Perché da soli non si rialzano.»
Piccoli gesti che cambiano la vita
“Tieniti libero domani, hai un colloquio: vieni prima qui, ti fai una doccia, ti vesti pulito. Presentarsi conta.” Sono frasi semplici, ma dietro c’è un mondo.
Un mondo fatto di cura, di dignità restituita un capo pulito alla volta. Un mondo dove spezzare il pane non è un rito: è ascoltare, condividere, camminare insieme.
«Non è dare un piatto caldo che fa la differenza. È sedersi accanto, vivere un pezzo di strada insieme. È un po’ come a casa, quando a tavola condividi quello che hai.
Qui lo facciamo ogni giorno, ma in modi diversi: una doccia, un vestito, un ascolto sincero.»
In quarant’anni, Alberto ha visto tanti volti affiorare dal gelo della strada e, piano piano, riprendere colore.
E quando lo ascolti, ti accorgi che non sta raccontando solo quello che fa lui.
Sta raccontando quello che possiamo fare tutti: aprire uno spiraglio di luce nel freddo di qualcuno.
Basta davvero poco: un ascolto, una mano tesa, un gesto che dica “tu sei importante”.
Ascolta le parole di Alberto, volontario al centro di ascolto del convento Sant’Antonio
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