Quando il freddo entra nelle ossa: i bisogni nascosti di chi vive in strada

Quando il freddo entra nelle ossa: i bisogni nascosti di chi vive in strada

Quando le temperature scendono, cambiano anche i bisogni delle persone che vivono all’aperto. Il freddo non è un pensiero meteorologico: è un’urgenza quotidiana, un’emergenza che bussa ogni giorno più forte.

Il bisogno più grande? Sacchi a pelo e coperte.
Servono sempre, perché si sporcano, si bagnano, vengono rubati o buttati via durante le pulizie delle strade o gli sgomberi. Chi vive all’aperto ne consuma più di uno al mese.

Poi ci sono i giubbotti pesanti, i maglioni, la biancheria pulita.
E ci sono quei bisogni che non si vedono: come la possibilità di fermarsi al caldo, anche solo per un tè; o quella di fare una doccia calda, impossibile da sostituire con l’acqua di una fontana gelida.

Poi il freddo spesso complica situazioni già molto delicate:

– chi ha malattie croniche peggiora;

– chi deve ricordarsi appuntamenti medici spesso li perde;

– chi non ha un bagno vicino deve organizzare ogni spostamento come una piccola impresa.

Come Aldo che dorme tra Linate e Malpensa: con il suo carrellino e tutti i vesti che possiede indosso, percorre chilometri ogni giorno cercando un bagno accessibile, una doccia possibile, un pasto caldo. La sua vita è un equilibrio fragile tra orari, luoghi, salute e sopravvivenza.

Quando lo accompagniamo alle visite, ci accorgiamo che una richiesta semplice, come togliere i vestiti per essere visitato, può essere motivo di disagio per chi deve indossare cinque maglioni per stare al caldo.

Eppure è proprio qui, in queste fragilità, che si accende lo spirito francescano:
uno sguardo che non giudica, una mano che accompagna, una presenza discreta che cammina con chi è più fragile.

Il freddo mette alla prova tutti, ma soprattutto chi non ha nulla.

Ascolta le parole di fra Francesco Pasero, responsabile della mensa francescana di Monza.

QUESTO INVERNO, DONA CALORE A CHI VIVE PER STRADA:

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