la storia di samba
la storia di samba
A Samba era stata diagnosticata la lebbra. All’ospedale di Cumura ha trovato cure e accoglienza.
Mi chiamo Samba, ho 42 anni e vivo nel villaggio di Cumura con mia moglie e i nostri due figli.
Lavoro come giardiniere presso l’ospedale della missione francescana, un luogo che ha segnato profondamente la mia vita.
Alcuni anni fa ho iniziata a notare strani sintomi: macchie sulla pelle, formicolio alle mani e ai piedi, una debolezza che rendeva difficile il lavoro nei campi. Non capivo cosa mi stesse succedendo e, come molti altri, speravo tutto passasse da solo.
Ma con il tempo, la situazione peggiorava e la paura cresceva.
Avevo sentito parlare dell’ospedale di Cumura, dove i frati francescani curavano chiunque avesse bisogno.
Decisi di andarci e i medici mi diagnosticarono la lebbra, ma mi spiegarono che esisteva una cura.
Non ero condannato, come molte altre persone in passato. Bastava seguire la terapia con costanza e pazienza.
I medici e i frati non mi offrirono solo medicine, ma anche un ambiente accogliente, fatto di persone che vedevano in me un uomo e non solo un malato.
A quel punto, sapevo che il lavoro nei campi non sarebbe stato più un’opzione per me. Parlai con i frati, esprimendo la mia voglia di essere utile. Fu allora che mi offrirono un’opportunità come giardiniere nell’ospedale e accettati con entusiasmo.
Oggi mi occupo degli spazi verdi, creando un ambiente sereno per chiunque passi di qui.
Non è solo un lavoro: è un modo per restituire quello che ho ricevuto.
Oggi guardo i miei figli con fiducia, sapendo che posso garantire loro un futuro. Sono davvero grato ai frati minori francescani per avermi dato una nuova opportunità e orgoglioso di far parte della comunità di Cumura.
A Cumura non si fanno miracoli, si lavora con impegno e dignità per costruire un futuro migliore, proprio come è successo a me.
fr. pietro pagliarini, animatore missionario, con samba nel giardino dell’ospedale francescano di cumura
Mi chiamo Samba, ho 42 anni e vivo nel villaggio di Cumura con mia moglie e i nostri due figli.
Lavoro come giardiniere presso l’ospedale della missione francescana, un luogo che ha segnato profondamente la mia vita.
Alcuni anni fa ho iniziata a notare strani sintomi: macchie sulla pelle, formicolio alle mani e ai piedi, una debolezza che rendeva difficile il lavoro nei campi. Non capivo cosa mi stesse succedendo e, come molti altri, speravo tutto passasse da solo.
Ma con il tempo, la situazione peggiorava e la paura cresceva.
Avevo sentito parlare dell’ospedale di Cumura, dove i frati francescani curavano chiunque avesse bisogno.
Decisi di andarci e i medici mi diagnosticarono la lebbra, ma mi spiegarono che esisteva una cura.
Non ero condannato, come molte altre persone in passato. Bastava seguire la terapia con costanza e pazienza.
I medici e i frati non mi offrirono solo medicine, ma anche un ambiente accogliente, fatto di persone che vedevano in me un uomo e non solo un malato.
A quel punto, sapevo che il lavoro nei campi non sarebbe stato più un’opzione per me. Parlai con i frati, esprimendo la mia voglia di essere utile. Fu allora che mi offrirono un’opportunità come giardiniere nell’ospedale e accettati con entusiasmo.
Oggi mi occupo degli spazi verdi, creando un ambiente sereno per chiunque passi di qui.
Non è solo un lavoro: è un modo per restituire quello che ho ricevuto.
Oggi guardo i miei figli con fiducia, sapendo che posso garantire loro un futuro. Sono davvero grato ai frati minori francescani per avermi dato una nuova opportunità e orgoglioso di far parte della comunità di Cumura.
A Cumura non si fanno miracoli, si lavora con impegno e dignità per costruire un futuro migliore, proprio come è successo a me.
fr. pietro pagliarini, animatore missionario, con samba nel giardino dell’ospedale francescano di cumura
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