C’è una storia che desidero raccontare, perché per me racchiude un po’ il senso di quello che facciamo con le nostre attività di carità ed è la storia di Iazid.
Iazid è un ragazzo marocchino di 20 anni, musulmano, fortemente credente. Quando ha iniziato a frequentare la nostra mensa, a 18 anni, era in uno stato pietoso, completamente abbandonato a se stesso. Gli abbiamo dedicato molto tempo e pian piano abbiamo cercato di ridargli speranza e forza: con una doccia calda, dei vestiti puliti, uno zainetto, con piccole e semplici attenzioni ha riconquistato un po’ di dignità e di fiducia in se stesso. Quando ci ha detto che sentiva il desiderio di fare qualcosa in più, ne siamo stati ben felici e abbiamo continuato ad accompagnarlo in questo cammino di rinascita, prima affittando una stanza per lui, poi aiutandolo a cercare un lavoro.
La prima volta che ci ha invitati a mangiare cous cous nella sua nuova casa in affitto, ci ha accolti con orgoglio e grande riconoscenza, dicendoci alcune parole che mi sono rimaste impresse: “Io sono un musulmano convinto, perché la mia famiglia mi ha trasmesso questi valori, ma ho una grande stima nel mondo cattolico perché grazie alla Chiesa cattolica, grazie al Convento di Sant’Antonio, sono rinato”.
“Sono rinato”. Ecco il senso di ciò che facciamo. Vogliamo far rinascere, far risorgere chi è spento. Sappiamo che dietro a queste parole, fondamentali per noi cristiani, c’è Gesù Cristo, ma non ci interessa per questo convertire nessuno, ci interessa amare l’altro, perché sarà poi l’Amore a trasformare ciò che vuole.
Quella di Iazid è solo una delle tante storie di rinascita che potrei raccontarvi. Storie che si scrivono perché insieme ai volontari ci sediamo al tavolo con chi mangia in mensa; abbracciamo chi ci sta vicino, anche se puzza ed è sporco; cerchiamo di andare al di là delle nostre rigidità nelle relazioni; ci doniamo con amore. Storie che si scrivono perché qualcuno trova il coraggio di scegliere e di rinascere.
fr. Davide Ferla